COS’È L’EVITAMENTO COGNITIVO?
L’evitamento cognitivo è una strategia di coping in cui l'individuo cerca di allontanare pensieri, ricordi o immagini mentali che provocano disagio o ansia e può sembrare un meccanismo utile poiché tende a farci sentire meglio nel breve termine ma, se utilizzata in modo cronico, può trasformarsi in una trappola mentale e impedire un’elaborazione sana delle emozioni, alimentando cicli di stress e disagio.
COME FUNZIONA L’EVITAMENTO COGNITIVO?
L’evitamento cognitivo si manifesta attraverso il tentativo intenzionale, o inconscio, di evitare contenuti mentali spiacevoli.
Viene così coinvolto un ampio spettro di comportamenti mentali, tra cui:
Soppressione del pensiero: cercare attivamente di "non pensare" a qualcosa che provoca ansia.
Negazione cognitiva: convincersi che un problema non esista o non sia importante.
Distrazione mentale: impegnarsi in pensieri alternativi come fantasie o pianificazioni irrealistiche, per evitare il confronto con le emozioni più difficili.
PERCHÉ SI USA L’EVITAMENTO COGNITIVO?
L'evitamento cognitivo nasce dalla necessità umana di ridurre il dolore emotivo e proteggersi dall’ansia. Quando affrontare un’emozione o un problema ci sembra impossibile, siamo portati a "mettere tutto da parte" almeno temporaneamente, garantendo un sollievo immediato e rendendo l’evitamento cognitivo una strategia alquanto desiderabile.
Esempi di contesti in cui questa strategia viene utilizzata:
Stress lavorativo: ignorare ad esempio la paura di un confronto con il capo, evitando di pensare al problema e concentrandosi su altre attività.
Trauma: dopo un evento traumatico, si sceglie attivamente di non pensare ai dettagli del trauma per non riviverlo emotivamente.
Per quanto sia innegabilmente un meccanismo inizialmente “protettivo”, nel lungo termine rischia di impedire la giusta elaborazione delle emozioni complesse e l’analisi risolutiva delle cause del disagio.
EVITAMENTO COGNITIVO E DISTURBI PSICHIATRICI
L’evitamento cognitivo è strettamente legato a disturbi psicologici di cui seguono alcuni esempi:
Disturbo d’Ansia Generalizzato (GAD): le persone con GAD spesso cercano di evitare pensieri ansiogeni anticipando potenziali scenari futuri nel tentativo di controllare l’incertezza che, paradossalmente, aumenta l’ansia.
Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD): nei pazienti con PTSD, l’evitamento cognitivo al fine di evitare ricordi dolorosi è alquanto tipico ma ostacola il processo di elaborazione del trauma, mantenendo vivo il disagio.
Depressione: la negazione cognitiva o l’auto-sabotaggio mentale possono impedire alla persona di riflettere sulle proprie emozioni, prolungando i sintomi depressivi.
ESEMPIO
Lucrezia, una giovane professionista che teme il giudizio dei propri colleghi, ha commesso un errore durante una riunione e, una volta terminata, ha cercato di sopprimere o evitare il ricordo dell'evento allontanandolo dalla sua mente.
Sebbene si sia sentita sollevata per qualche ora, il disagio è riaffiorato quando il pensiero dell'errore si è ripresentato, inevitabilmente e con maggiore intensità a fronte dei tentativi di sopprimerlo o allontanarlo, amplificandone la percezione di minaccia da parte dell'organismo e generando pensieri di autocritica. Così facendo, Lucrezia ha sviluppato un ciclo di ansia e autocritica che ne ha peggiorato e compromesso il benessere emotivo.
EVITAMENTO COGNITIVO DISFUNZIONALE
L'evitamento cognitivo diventa problematico quando ci impedisce di elaborare e accettare emozioni e pensieri complessi. Alcuni effetti negativi includono:
Accumulo di stress: ignorare i pensieri dolorosi de facto non li elimina ma li rende più persistenti e invadenti.
Mancata risoluzione: evitando accuratamente di riflettere sulle cause del proprio disagio, i problemi reali rimangono irrisolti.
Riduzione della consapevolezza emotiva: la costante soppressione dei pensieri ci impedisce lo sviluppo di una comprensione autentica delle proprie emozioni.
RISOLVERE L'EVITAMENTO COGNITIVO
Riconoscere l'evitamento cognitivo è il primo passo per spezzare il ciclo. La psicoterapia, in particolare la Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI) e la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT), può aiutare a:
Incrementare la consapevolezza: identificare i momenti in cui l’evitamento viene utilizzato come strategia.
Affrontare gradualmente i pensieri: la CBT utilizza tecniche di esposizione per aiutare la persona a confrontarsi con emozioni e pensieri difficili in modo sicuro e controllato.
Sviluppare strategie di coping adattive: tecniche come la Mindfulness ci insegnano a osservare i nostri pensieri, pur aiutandoci a non sopprimerli e a non negarli, senza esprimere alcun giudizio.